‘’NON ACCETTO IL RISCHIO’’

‘’Revenge porn, pedopornografia, stupro di gruppo, orgie collettive oltre a frasi orientate a incitare la realizzazione di condotte di stalking’’ sono i vari reati che ogni giorno vengono perpetrati da parte di un gran numero di utenti all’interno di alcune chat sull’applicazione social Telegram”.

INDAGINE

Negli ultimi giorni, in seguito ad un’indagine pilotata da Wired, è stata portata alla luce l’esistenza di alcuni gruppi nella piattaforma Telegram all’interno del quale i vari utenti, prevalentemente adulti e adolescenti spesso sotto falsi nickname, sono soliti condividere materiale privato di sconosciute, anche minorenni, conoscenti, ex partner, familiari e nell’ipotesi peggiore, come hanno avuto modo di riscontrare, anche di figlie minorenni. I contenuti emersi rinviavano spesso alla pedofilia, con richieste verso gli altri utenti circa le modalità di abuso verso le proprie figlie, al femminicidio, con messaggi che legittimano tali gesti oltre a contenuti particolarmente misogini che alludono al ruolo della donna come un mero corpo inanimato non degno di stima e/o rispetto.

L’elemento che in seguito all’indagine ha destato fin dal primo momento sgomento e preoccupazione è sicuramente il grosso numero di persone, circa 50.000, che non solo partecipano all’interno delle dinamiche descritte ma sono parte attiva nella diffusione di materiale destinato a rimanere privato oppure nello scambio di immagini di donne modificate in funzione degli scopi del gruppo. Tuttavia se prima di adesso tali fenomeni costituivano delle realtà di nicchia, circoscritte a pochi utenti che ne facevano parte, oggigiorno tali realtà incontrano molti più utenti i quali possono accedere a tali contenuti in maniera del tutto libera.

VITTIME

Sono in tantissime le vittime di questa spirale perversa che non tiene conto di nessuno se non della necessità di compiacere dei desideri primordiali che non dovrebbero predominare in persone dotate di una qualche capacità intellettiva; tuttavia tali realtà esistono e sono pericolosamente idonee a ledere l’identità di chiunque finisca in questa rete. Si diventa vittime indirettamente, tramite lo scambio di foto che terzi pubblicano all’interno di queste chat oppure attraverso delle modifiche apportate ad una semplice fotografia in costume e analoghe. Sono varie le tecniche affinate con il tempo per compiacere le voglie più primitive e seppur oggigiorno internet sia un posto che lascia grossa libertà, fornendo anche la possibilità di contenuti pornografici totalmente legali, alcuni esseri umani preferiscono modalità totalmente poco convenzionali per far tacere la propria spasmodica curiosità.

Non ci sono modalità per capire o per ‘’scovare’’ la presenza di foto personali e/o intime all’interno di questi gruppi, spesso le vittime di questa rete vengono informate da conoscenti presenti all’interno di queste chat oppure iniziano a percepire delle modifiche dell’attività e feedback all’interno dei propri social; un fenomeno tipico conseguente alla pubblicazione di foto personali all’interno delle suddette chat, oltre che a contenuti sensibili, è la continua ricezione di ‘’richieste di amicizia’’, ‘’richieste di follow’’ alle vittime oppure la presenza di un numero sempre maggiore di messaggi privati. Ciò avviene perché all’interno delle chat, di cui poc’anzi, non vengono semplicemente scambiate delle foto intime, talvolta vengono indicate le generalità, i numeri di cellulare, i contatti all’interno dei social più utilizzati e nei casi peggiori vengono indicanti anche gli indirizzi di casa delle vittime, contribuendo a incrementare drasticamente il rischio di condotte di stalking.

REATI E CONDANNE

All’interno delle chat in questione si ha la sensazione di essere in una dimensione parallela all’interno del quale delle persone eludono completamente la realtà dimenticando totalmente che tali contenuti, specie se diffusi e condivisi senza alcun tipo di consenso espresso da chi può validamente disporne, costituisce un illecito penale e di conseguenza è ritenuto perseguibile.  

Nello specifico la pubblicazione di una foto sul web o all’interno di chat, come in questo caso, senza il consenso del soggetto è un reato e se la foto in questione crea un nocumento l’autore rischia, secondo l’art. 167 del Codice della Privacy, da uno a tre anni di reclusione.

Tuttavia all’interno delle chat ‘’scoperte’’ in seguito all’indagine è emerso che il contenuto delle comunicazioni non si limita al mero scambio e diffusione di materiale strettamente personale di soggetti estranei a tali dinamiche bensì vengono a crearsi le condizioni per la realizzazione di altre tipologie di illeciti penali. Si realizza, a meno di un anno dall’entrata in vigore del Codice Rosso, il reato di ‘’revenge porn’’ indicato dall’art. 612 ter del codice penale: la norma nello specifico afferma che ‘’è punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5.000 a 15.000 euro chiunque invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video di organi sessuali o a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate’’, lo stesso articolo stabilisce che saranno sottoposti alla medesima pena i cosiddetti  ‘’soggetti distributori’’, in sintesi ‘’chiunque, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso’’.

Se il reato invece è quello di diffamazione, all’art. 595 del codice penale, si rischia da sei mesi a tre anni di reclusione o una multa non inferiore a 516 euro.

….MINORI.

Ovviamente la situazione muta quasi completamente e si inasprisce nel momento in cui nella foto è rappresentato un soggetto minorenne.

La pornografia minorile rappresenta un illecito penale, disciplinato nell’art. 600 ter c.p., il quale sanziona una serie di condotte riconducibili alla produzione di materiale pornografico, con qualunque mezzo, ritraente un minore degli anni 18 coinvolto in attività sessualmente esplicite: in tali casi l’agente è punito con la reclusione dai sei a dodici anni e con la multa da euro 24.000 a euro 240.000. Tale disposizione ha il fine di predisporre una completa tutela della sessualità e dello stato psicologico del minore, a tal fine, infatti, non soggiace a sanzione penale soltanto chi fa commercio di pedopornografia per trarne profitto ma lo è anche chiunque offre o cede ad altri il materiale a titolo gratuito.

Un’altra norma che oltremodo si occupa di garantire una tutela sessuale nonché fisica e psichica del minore è quella contenuta all’interno dell’articolo 600 quater c.p il quale stabilisce che si potrebbe parlare di detenzione e diffusione di materiale pedopornografico nel caso in cui chiunque, pur non prendendo parte attiva alla creazione di dati pedopornografici, ne favorisca la diffusione, produzione o commercio; lo stesso, nel caso in cui integri questi estremi penali, potrebbe essere punito con la reclusione fino a tre anni o con la multa non inferiore a euro 1.549, con un aumento fino ai due terzi nel caso in cui si detenga un ingente numero di materiale pedopornografico.

CONSEGUENZE PENALI DIVERSE PER I MINORI

A fronte di quando emerso e delle condanne che, nel caso in cui si abbia un’identificazione dei vari autori dei reati menzionali, si potrebbero applicare è bene porre un sonoro accento sulle conseguenze penali che potrebbero riversarsi su coloro i quali risultassero colpevoli ma minori degli anni 18. In casi come questi, oltre alle consuete procedure previste per gli adulti, vengono presi in considerazione sia istituti nuovi e meno gravosi sia la presenza di figure nuove, quali quella dei servizi sociali minorili, i quali si occupano di rendere il procedimento penale più adeguato possibile all’età di transizione in cui un minore degli anni 18 vive nonché alle varie esigenze educative.

Nel caso in cui si identificasse, in seguito a una querela oppure in flagranza di reato, come autore dell’illecito penale un minore con un’età compresa fra i 14 e i 18 anni quest’ultimo sarebbe affidato all’USSM, servizio facente capo al Dipartimento di Grazia e Giustizia, in seguito a un comunicato da parte dell’Ufficio Procuratore che provvede alla trascrizione del minore nel registro degli imputati.  Una fase importante in questi casi è l’Udienza Preliminare che rappresenta nella maggior parte dei casi il fulcro delle decisioni inerenti il minore imputato: durante la stessa possono essere applicati istituti non presenti nel procedimento in capo ad adulti, alcuni dei quali sono:

  • la sospensione del procedimento e concessione della messa alla prova (art. 28 DPR 448/88): consiste nella sospensione del processo da parte del Giudice Minorile per un periodo massimo non superiore ai 3 anni alla fine del quale, in seguito a un esito positivo, si ritiene estinto il reato in capo al minore. Istituito al fine di valutare la personalità del minore delegando ai Servizi sociali minorili il compito di osservazione, trattamento, sostegno e valutazione. Importante in questa fase è la mediazione con la persona offesa;
  • Sentenza di condanna a pena pecuniaria o sanzione sostitutiva (art. 32 DPR 448/88): cioè la concessione di una pena pecuniaria, diminuita fino alla metà del limite edittale, oppure la concessione di una sanzione sostitutiva quale la semidetenzione o la libertà controllata.

In casi gravi come questi potrebbe verificarsi l’applicazione di misure più severe quali le misure cautelari (previste nella Legge minorile DPR 448/88) che prevedono la custodia cautelare (art. 23), il collocamento in un istituto penitenziario minorile, in una comunità (art.22) oppure l’applicazione della permanenza in casa (art.21) o di prescrizioni (art.20).

EVIDENZE

A fronte di quanto emerso è necessario mettere una parola fine a fenomeni come questi, nonostante sia difficile farlo data la rapidità con il quale vengono puntualmente ricreate chat e contenuti simili, per tali ragioni è necessario ‘ far bruciare’ qualcuno, metter finalmente un volto a dei nickname falsi e denunciare tanto nel momento in cui si ha la certezza circa i soggetti che ne fanno effettivamente parte o che hanno diffuso qualsivoglia tipo di materiale al loro interno. Tuttavia non basta una sola azione legale per metter un punto alla questione seppur possa ritenersi risolto il singolo caso.

Eventi come questi ledono l’identità e il benessere psicofisico delle vittime, creano una ferita che seppur soggetta alla normale guarigione segnerà inesorabilmente la vita di chi ha subito le conseguenze di scelte che altri hanno preso per loro, scelte che spesso trasudano ingratitudine, vendetta, superficialità nel rapporto con gli altri. Scelte che spesso sono state dettate da incoscienza e superficialità, alcuni parlano di un semplice gioco dimenticando le conseguenze, talvolta tragiche, al quale spesso hanno condotto.

Patricia Wallace, professoressa di psicologia delle relazioni e dell’apprendimento, scrive che in seguito all’avvento dei social network e delle comunicazioni virtuali ‘’non solo viene meno il contatto faccia a faccia, ma anche la distanza fisica, l’incertezza sul pubblico che ci vede e ci ascolta, la percezione dell’anonimato, la mancanza di un feedback immediato e gli strumenti di comunicazione che usiamo, questo perché le nuove tecnologie basano principalmente le loro comunicazioni su testi e immagini’’.

Tale estratto ci rende consapevoli del fatto che quando un soggetto entra nel mondo di Internet modifica il suo comportamento: ciò avviene poichè viene meno la comunicazione non verbale che ci permette, in condizioni normali, di confermare, negare o integrare quanto stiamo esprimendo con le parole; nel mondo online viene meno la paura del confronto, del rapporto faccia a faccia e ci si sente legittimati a comportarsi in maniera diversa dal momento che si sente meno il peso del possibile giudizio esterno. Questo tipo di ragionamento è ciò che induce gli utenti in questione a conformarsi all’interno di una logica di ‘’branco’’, spesso pur riconoscendo di star seguendo una linea di condotte sbagliate e condannate socialmente, a riprova di ciò la grossa maggioranza degli utenti, presenti all’interno delle chat in questione, utilizzano dei nickname falsi, possibilità fornita dalla stessa piattaforma Telegram, per poter esprimersi senza alcun tipo di censura sotto il velo dell’anonimato avendo così la possibilità di tutelare la propria immagine sociale che altrimenti verrebbe completamente scarnita e ripudiata.

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Roberta Marasco

2 pensieri su “‘’NON ACCETTO IL RISCHIO’’

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