‘’Adoperare, tutti, un grandangolo per mettere ben a fuoco le questioni reali. E quegli invisibili, che raccolgono i nostri frutti per le nostre tavole, vivono in condizioni disumane nei ghetti, quei posti feroci organizzati dalle ombre lunghe dei caporali che non abbandoneranno mai se non diamo loro uno strumento per farlo. Un lavoro e una vita regolare’’ è con queste parole che la Ministra delle politiche agricole alimentali e forestali Teresa Bellanova, oggi più di ieri, fa riaffiorare un tema sul quale per tanto tempo si è tergiversato: la questione dei bracciati irregolari all’interno dei campi agricoli italiani.
L’emergenza sanitaria dovuta al diffondersi del Covid 19 ha messo a dura prova varie realtà del mercato del lavoro, fra queste il settore agricolo che già dall’inizio dell’impennata dei casi ha iniziato ad attutire le dure conseguenze dovute alla mancanza di manodopera nei campi.
Una mancanza attribuibile sia alle numerose limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria sia al rientro nel proprio Paese di numerosi braccianti stranieri.
Sin da aprile si è cercato di fornire delle risposte e delle soluzioni per sopperire a questa carenza: inizialmente proponendo un abbassamento del costo del lavoro, misura non presa pienamente in considerazione, e negli ultimi giorni, su richiesta della Ministra Bellanova, è stata presentata una proposta che non solo ha l’obbiettivo di limitare i danni dovuti alla carenza di lavoratori nei campi bensì anche quello di limitare quanto più possibile il dominio delle logiche del caporalato.
LA PROPOSTA PER IL DECRETO DI MAGGIO
Bellanova propone una modifica del decreto di maggio con l’inserimento di una nuova misura che preveda la concessione di permessi di soggiorno per un periodo di 6 mesi, passibili di proroga per ulteriori 6 mesi, per tutti i lavoratori stranieri, solitamente stagionali, che in mancanza di questi documenti non potrebbero essere regolarmente assunti dai datori di lavoro. Una proposta duramente contrastata da un lato e dall’altro approvata ma con dei ridimensionamenti sul periodo di proroga dei permessi di soggiorno.
CAPORALATO COME FENOMENO DA SOFFOCARE
Ma prima di parlare della manovra sarebbe bene riflettere sulle basi: il caporalato è stato ed è tutt’ora un fenomeno che ci appartiene, organizzazioni criminali che con il tempo hanno saputo come sopravvivere e preservarsi a scapito della schiavitù di umani che in questa terra vanno cercando fortuna o un posto nel mondo.
Nonostante il ‘’trionfo del progresso’’ non si è trovata una soluzione per metter fine a queste condizioni lavorative, neppure far divenire questo fenomeno un illecito penale.
Come dice Leogrande nel suo libro ‘Uomini e caporali’ si tratta di –un mercato di braccia e corpi, per pochi euro al giorno per 12/13 ore di fatica ininterrotta sotto il sole, alla mercé dei caporali che con le minacce, i soprusi, le umiliazioni e le percosse esercitano il loro rozzo dominio-; un fenomeno che per molto tempo ha attirato essenzialmente l’attenzione delle regioni del sud all’interno del quale proliferavano maggiormente queste dinamiche. Tuttavia con il tempo anch’esso ha avuto modo di espandersi e come tale non deve più esser solo considerato un fenomeno di nicchia ma come una questione, in primis, di umanità che come società civile sarebbe bene considerare.
La carenza di personale all’interno dei campi è stata e continua ad essere, spesso, una diretta conseguenza di queste logiche di mercato sleale, ad opera di imprenditori che così facendo possono garantire prezzi più bassi, oltre che disumano.
Un fenomeno ancor più preoccupante, ora come ora, è la possibilità che nasca un focolaio di infetti proprio all’interno delle piccole e insane abitazioni nel quale sono costretti a vivere coloro i quali sono alle dirette dipendenze dei caporali e che, in mancanza di una regolarizzazione non potrebbero essere neppure identificati.
Un’emergenza sanitaria e sociale che deve essere sanata e la ministra Bellanova sta compiendo una battaglia, anche a rischio di perdere il proprio ruolo politico, pur di difendere i diritti di chi è un invisibile agli occhi della società ma che nella sua invisibilità ci permette di godere dei frutti del proprio lavoro.
Una regolarizzazione delle situazioni lavorative indirizzata sia a lavoratori stranieri sia a lavoratori italiani che esercitano le proprie mansioni in maniera irregolare e che permetterebbe loro non solo di essere RICONOSCIUTI, di poter legalmente produrre reddito, di poter pagare le tasse ma sopratutto di poter essere d’aiuto all’interno del Sistema Sociale italiano.