‘’QUASI’’ PROFESSIONISTI IN PAUSA

Ci troviamo in un periodo storico difficile, è in momenti come questi che le nostre azioni determinano conseguenze che scrivono la storia che giungerà ai posteri. Per tali ragioni è opportuno far bene la propria parte lavorando a testa bassa per fare gli interessi di una cittadinanza che sta subendo gli effetti negativi di una pandemia da Covid-19.

Le disposizioni da poco più di un mese consigliano, talvolta obbligano, ad assumere comportamenti e scelte di vita modellate su pratiche di tutela e salvaguardia della propria e dell’altrui persona.

Tuttavia se da un lato vi sono realtà che hanno dovuto subire uno stop forzato, spesso costringendo a chiedere aiuto agli ammortizzatori sociali appositamente predisposti, altre figure professionali sono in prima linea in funzione dei propri mandati professionali con il fine di fornire il proprio contributo per la risoluzione del problema in atto. Fra le figure al quale dobbiamo tanto in quest’ultimo periodo, oltre ai medici e agli infermieri che sono in prima linea, vi solo gli assistenti sociali che in questo momento stanno fornendo il proprio aiuto in favore delle realtà più critiche.

Una figura spesso sottostimata ma che, specialmente adesso, sta lavorando duramente per garantire l’applicazione e la distribuzione dei vari Servizi Sociali predisposti attraverso le misure adottate dal Governo con la Circolare n.1 del 27/03/2020.

Il presidente del CNOAS Gianmario Gazzi ha evidenziato che ‘’la salute ha una componente importante che è quella sociale […]. L’assistente sociale si occupa della persona nella sua globalità’’; in un suo intervento ha posto in evidenza il fatto che l’operatore sociale è oberato su due fronti: uno sanitario, fornendo ai soggetti infetti e ai soggetti ad essi vicini dei supporti socio-sanitari come ad esempio le dimissioni protette, sia sul fronte del territorio, facendosi garante dei servizi di supporto come ad esempio quelli predisposti per gli anziani che in questo momento non hanno la possibilità di fare la spesa in totale sicurezza; tutto questo al fine di garantire la tutela dei diritti e della dignità della persona.

Tuttavia è opportuno fare un doveroso riferimento ai futuri assistenti sociali, cioè coloro i quali sono in attesa di una ‘’ufficializzazione professionale’’ e si trovano in una situazione di stallo dal momento che da un lato le disposizioni anti Covid-19 predispongono delle modifiche del vivere comune e dall’altro il MIUR non ha ancora deliberato in merito alla questione riguardante le modalità di svolgimento dell’Esame di Stato previsto per giugno 2020. Un esame, a norma dell’articolo 2 della L.84/1993 e dell’articolo 9 del DM 615/1994, che garantisce la possibilità di essere riconosciuto in quanto professionista, di fornire una tutela alla propria utenza oltre al fatto, di primaria importanza, di rendere concreto il proprio operato che in caso contrario risulterebbe abuso.  Tuttavia a fronte di questo, e nonostante il termine per la consegna della documentazione previsto per il 22 maggio, ad oggi non si hanno ordinanze elaborare dal MIUR che dispongono a riguardo.

Per il professionista dell’aiuto l’Esame di Stato, oltre alla successiva iscrizione all’Albo Regionale di riferimento, rappresenta un passo fondamentale per entrare a piccoli passi nel mondo del lavoro; un passo che nell’incertezza attuale non sappiamo se si potrà compiere nei tempi previsti, se sarà sostenuto con modalità diverse oppure se si sosterrà durante la seconda sessione.

Parlo specificatamente per quella consistente fetta di laureati che hanno di fronte a sé una prospettiva professionale che con l’avanzata del Covid-19 hanno visto allontanarsi costringendoli a un’attesa che lascia l’amaro in bocca e che costringe a metter in pausa quel ‘’fare potenziale‘’ che aveva voglia di concretizzarsi al più presto.

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Roberta Marasco

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