BORIS JOHNSON TRA DESIDERIO DI UNICITÀ E IL DURO SCONTRO CON LA REALTÀ

‘’Keep calm and carry on’’.

Il motto britannico utilizzato durante la seconda guerra mondiale riecheggia ancora nelle orecchie dei cittadini inglesi. Un motto che denota un atteggiamento ottimistico in merito a ciò che verrà ma sul quale c’è ben poco per essere ottimisti, soprattutto dal momento che, per decisione del primo ministro inglese Boris Johnson, dovranno morire almeno mezzo milione di persone in tutta l’Inghilterra prima di poter dire di aver realizzato l’immunizzazione di massa e affermare di aver vinto il ‘’male’’ che ha caratterizzato, e continua ancora a caratterizzare, il 2020: una pandemia conseguente alla rapida e insidiosa diffusione del Covid-19.

Mentre tutto il continente cinese aveva già adeguato le proprie politiche e pratiche affinché il virus avesse meno terreno fertile per mietere altre vittime, altri paesi iniziavano ad adottare le prime pratiche di contenimento per scongiurare ogni eventualità che potesse portare ad un epilogo analogo a quello cinese. Paesi quali l’Italia, in primis, la Francia e la Spagna fin dal primo momento hanno tentato di accerchiare i primi casi di contagio cercando nel contempo di limitare i danni avvenuti e soprattutto quelli potenziali.

Tuttavia nonostante l’attenzione posta dall’Europa e dall’America alla questione, la Gran Bretagna, con il suo primo ministro Boris Johnson, sembra ancora sottostimare la reale portata del virus che sta prendendo sempre più piede in varie zone del mondo. Nonostante i primi casi di contagio, e la preoccupante situazione che sembra sempre più concretizzarsi, il primo ministro inglese non opta per misure draconiane di contenimento del contagio né tantomeno per un lockdown del Paese, sulla scia delle altre nazioni, ma decide di orientarsi verso un “suicidio di massa”.

Boris Johnson nel discorso alla nazione accompagna, alla sua decisione di realizzare un’immunità di gregge, le parole del consigliere scientifico Sir Patrick Vallance che ha spiegato come l’immunizzazione di massa, denominazione spesso utilizzata in ambito medico per indicare l’efficacia del sistema vaccinale, potrebbe determinare una protezione per i britannici a costo però di perdere i soggetti considerati “più deboli”. In questo modo avrebbe preventivato la diffusione su larga scala del Covid-19 in almeno il 60% della popolazione, secondo le migliori stime, prima di poter dirsi realizzato quest’obbiettivo.

Questa decisione fin da subito ha destato molte critiche e perplessità a fronte della rapidità di diffusione del virus e, mentre da un lato vi sono i sostenitori di questa politica, dall’altro queste misure hanno sviluppato una reazione da parte della cittadinanza che si è vista costretta a realizzare un “esodo di massa”, oltre che a mettere in atto misure di isolamento volontario.

Di fronte a una reazione tanto forte il Primo Ministro non ha potuto far altro che rispondere di conseguenza disponendo in maniera contraria da quanto enunciato precedentemente e in continuum alle misure adottate dagli altri Paesi: chiusura delle scuole, pub, bar e altri luoghi di aggregazione, annullamento di vari eventi sportivi e non.

Un dietro-front dettato non solo dal generale scontento della popolazione inglese quanto da una molteplicità di fattori, in primis la fragilità del sistema sanitario a fronte di quanto enunciato dal National Health System che, nel corso dei precedenti governi, ha ricevuto moltissimi tagli alle spese e che, di fronte a un sovraccarico preventivato in tempi particolarmente stringenti, sarebbe stato destinato con altissima probabilità al collasso.

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Roberta Marasco

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